Nel celebrare il decennio dalla nascita dell’Unione Bancaria, che vide la luce nel novembre 2014, l’attività bancaria si conferma una delle punte più avanzate nel processo di integrazione europea, che vede nell’Euro la concreta manifestazione della principale cooperazione rafforzata nella UE.
L’Euro e l’Unione Bancaria, fra loro fortemente connessi, si basano sulla libera circolazione di merci e denari e sulla moneta unica. A distanza di dieci anni dal suo debutto, l’Unione Bancaria richiede di operare una verifica sul suo concreto funzionamento, su quelli che sono stati i successi e, anche, sugli insuccessi o sul mancato completamento di alcuni elementi a suo tempo immaginati. L’obiettivo è guardare avanti, senza limitare la visione agli scopi originali ad oggi non realizzati.
Senza dubbio è mancato il ‘terzo pilastro’ della garanzia unica per i depositanti, oggi realizzata dei nazionali Fondi interbancari di tutela dei depositi. Va riconosciuto che non si è raggiunto e manca tuttora il consenso strategico e politico nell’Unione per realizzare il ‘terzo pilastro’: questa assenza di convergenze in Europa, tuttavia, non deve paralizzare la crescita dell’Unione Bancaria che, per svilupparsi, può e deve scegliere altre vie più percorribili.
Prioritariamente è indispensabile che vi sia un Testo unico, un vero e proprio Codice europeo di diritto bancario, finanziario e penale dell’economia, che superi le difformità delle diverse legislazioni nazionali. I Testi unici sono oggi più che mai necessari per un migliore funzionamento delle banche e per l’effettivo sviluppo del mercato unico bancario, di cui la Banca Centrale Europea resta il garante indipendente e immune ad ogni rischio di interferenza politica di Stati e Governi.
Le differenze fiscali fra Stati dell’Unione e, ancor più, dell’area Euro e dell’Unione Bancaria sono anacronistiche e pericolose: non garantiscono la perfetta uguaglianza dei punti di partenza per le imprese e per la raccolta e l’allocazione del risparmio nella competizione del mercato unico, in cui il rischio di liquidità è rilevante. È infatti in atto una divaricante concorrenza fiscale fra gli Stati membri: quelli meno indebitati necessitano di minore pressione fiscale e possono attirare investimenti e giovani culturalmente qualificati. Senza l’armonizzazione anche fiscale europea, l’Unione rischia di diventare sempre più terreno di concorrenza economica fra Stati, con possibilità di indebolimento di quelli appesantiti da più gravosi debiti pubblici.
Evolution
As the Banking Union celebrates its ten-year anniversary, it remains one of the most advanced milestones in the process of European integration. A decade after its debut, the Banking Union calls for a thorough review of its functioning, its successes, and its setbacks. This reflection aims to look forward, beyond the original objectives that remain unrealised.
One significant gap is the absence of the “third pillar” of the single guarantee for depositors, as well as the strategic and political consensus needed for its implementation. Yet, this lack of convergence in Europe must not hinder the growth of the Banking Union. Establishing a true European Code of Banking, Financial, and Economic Criminal Law is essential to overcome the divergences among various national legal systems.
Tax disparities between EU member states, as well as those within the Euro area and the Banking Union, are both outdated and hazardous. Such disparities fail to guarantee an equal starting point for businesses and undermine the collection and allocation of savings in the single market. Less indebted countries benefit from lower tax burdens, attracting investments and highly skilled young professionals. Without European tax harmonisation, the Union risks devolving into a field of economic competition among states, potentially weakening those burdened by higher public debts.

