Cortina è universalmente considerata una meta “d’oro”, e, come tutti i tesori, necessita di un guardiano che ne custodisca le preziosità naturali e ambientali. Per questo, dal 1990 è attivo il Parco Naturale delle Dolomiti d‘Ampezzo, emanazione di Regione Veneto e Regole d’Ampezzo.
Il Parco è ben più della superficie territoriale in cui normalmente viene riconosciuto dai turisti, con quelle valli extraurbane più facili da raggiungere tra cascate, sentieri, acque verdi cristalline. Con tutt’intorno le vette rosacee: meta ambiziosa per molti, sfida reale per tanti, perfezione della natura per tutti.
“Una natura davvero fragile”, ci racconta Michele Da Pozzo, dottore forestale e da sempre direttore dell’Ente, custode principale dell’amore per quella fauna e quella flora autoctone e spesso così vulnerabili “Cortina ha avuto nel tempo due tipi di sviluppo parallelo, uno principale sciistico da metà del secolo scorso ed uno estivo, iniziato anche prima, con la fine dell’Ottocento e proseguito costantemente. Negli ultimi decenni, sia per cause climatiche che economiche, il primo si è assestato ed anzi ha vissuto la diversificazione della crescita di ciaspe e sci alpinismo, mentre quello estivo ha vissuto un vero boom e registra tuttora dati in costante crescita. Sono cambiate tra l’altro anche le modalità di fruizione dell’ambiente, con l’affiancamento della bike al tradizionale escursionismo.
Sebbene Cortina vanti più di 300 km di sentieristica e di viabilità forestale, è inevitabile che questo maggior afflusso diversificato comporti anche conflitti tra i diversi tipi di fruizione, che impone inevitabilmente regole e un’etica che permetta a tutti di coesistere, e nel “tutti” inserisco ovviamente anche fauna e flora.
Lo scopo primario del Parco è infatti la conservazione degli habitat e delle specie, ma per noi è importante anche lavorare sulla fruizione del territorio, che porta inevitabilmente a restrizioni che vorremmo fossero comprese e condivise anche dai turisti. Quest’estate, ad esempio, le strade del Parco sono tutte chiuse, ma le più frequentate hanno un servizio sostitutivo con navette e un parcheggio dedicato. Ci siamo posti dunque anche la questione del numero di accesso, che deve essere regolamentato per garantire una corretta fruizione del territorio. Ad esempio, il sentiero che conduce al Lago di Sorapiss il dato medio giornaliero è di 500/600 persone al giorno e spesso in alta stagione ci sono file di due ore per l’attraversamento della piccola cengia di accesso al Rifugio Vandelli. Inoltre, si registrano chiamate di soccorso circa 150 giorni all’anno e non sempre le condizioni climatiche consentono questa fondamentale attività di salvataggio. Al problema del sovraffollamento si aggiunge dunque anche quello della sicurezza, accentuato dai crolli di pareti a causa dello scioglimento del Permafrost, che spesso non sono prevedibili. Quando lo sono, tuttavia, è nostro dovere prendere tutte le precauzioni possibili, con la chiusura dei sentieri, come è successo con Forcella Popena, Masarè e Col Bechéi, rimasto chiuso per 5 anni e da poco riaperto.
Dunque, per noi è fondamentale regolare i flussi turistici e orientarli dove è possibile per preservare l’equilibrio di un habitat così vulnerabile, selezionando le zone wilderness da quelle che, al contrario, possono accogliere maggiori flussi turistici in sicurezza per l’ambiente e le persone.
Per questo, riteniamo sia meglio, anche dal punto di vista temporale, non dilatare troppo la stagionalità, pur riconoscendo le ragioni economiche degli operatori turistici. Tuttavia, la natura necessita di silenzio e di riposo biologico almeno nei periodi aprile/maggio ed ottobre/novembre, per garantire la biologia della fauna con l’accoppiamento, la cova e l’allattamento: allungare la stagione turistica porterebbe ad un’eccessiva fruizione del territorio, a danno di quest’ultimo!
Questo il nostro compito di tutela: riteniamo fondamentale far capire queste dinamiche, per incentivare un turismo consapevole, ma non aggressivo. Occorre modificare la percezione della wilderness dal punto di vista culturale: la bellezza va considerata anche come un valore astratto, da percepire, ma non necessariamente da vivere in prima persona o, perlomeno, in modalità contemplativa e non adrenalinica. Come per i tesori più preziosi, la natura “conclude Michele Da Pozzo “va anche solo contemplata e sognata, per mantenerne intatto tutto il suo fascino”.
Preserving treasures
Cortina is globally recognised as a “golden destination,” a symbol of natural beauty that requires protection. Since 1990, the Dolomiti d’Ampezzo Natural Park has served as its guardian, under the management of the Veneto Region and the Regole d’Ampezzo. The Park is a sanctuary of diverse landscapes, featuring valleys adorned with cascading waterfalls, scenic trails, and crystal-clear waters. These natural wonders are set against the backdrop of the majestic, rose-hued peaks of the Dolomites, attracting both hikers and climbers from all over the world.
Michele Da Pozzo, the Director of the Park, highlights how Cortina has developed two parallel tourist seasons: the winter season, centred on snow sports, and the summer season, focused on hiking and mountain biking. In recent years, the influx of summer tourists has increased significantly, resulting in a notable impact on the environment and conflicts over land use. Cortina offers more than 300 kilometres of trails and forest roads, but the growing diversification of tourist activities requires new rules and an ethic of coexistence between visitors and the natural environment.
The Park is committed to preserving local habitats and species, while also managing tourist traffic. For instance, this summer all Park roads have been closed to restrict access, replaced by a shuttle service and dedicated parking. Therefore, the issue of visitor numbers has also been addressed, which must be regulated to ensure proper enjoyment of the territory. For example, on the trail leading to the famous Sorapiss Lake, there is an average daily presence of 500-600 people, and often during peak season, there are queues of up to two hours to cross the narrow ledge leading to Rifugio Vandelli. Additionally, around 150 rescue calls are logged annually, and the climatic conditions do not always permit this crucial rescue activity. To address these issues, the Park regulates tourist flows and identifies areas capable of safely supporting higher visitor numbers, both for people and the environment. It is also crucial not to extend the tourist season excessively, as nature requires periods of quiet and biological rest, especially in spring and autumn, critical for wildlife reproduction and care. The Park promotes mindful and environmentally respectful tourism, encouraging visitors to view the beauty of nature not only as something to actively experience, but also to contemplate and appreciate respectfully. Preserving Cortina’s natural wonders requires a new cultural perception of wilderness, valuing it as a treasure to admire, even from afar.