27 piccoli indiani

Cortina 26/04/2025

Dalla cima del Cristallo o da Cima Tofana, da Monte Piana o dalla Croda da Lago, anche invertendo il loro ordine, il risultato non cambia: le vette sono almeno 27.
Di massiccia personalità, quasi testimoniano una lealtà ad un loro Fine: governare e conservare l’Armonia di un Sistema. Immaginabile un diritto di veto.
Un Sistema, infatti, persegue senza ipocrisie e tornaconti egoistici un obiettivo superiore condiviso: appunto, un Fine e non qualche scopo o scopetto.
E, la Politica, l’Intelligenza Politica, con buona pace della Ragion di Stato, dovrebbe creare proprio un Ecosistema sociale: il bene dell’Uomo, reciprocamente rapportato e rispettoso dei propri Mores.
L’Armonia della ghirlanda dolomitica ti abbraccia sùbito, rapimento virtuoso -e non estorsivo- in un benessere assoluto e consente l’evasione da un quotidiano sempre più adulterato, manipolato e pilotato.
Dunque: i conti della Natura tornano.
Ma, 27 è anche il numero degli Stati dell’Unione.
Matrigna, burocrate e cavillosa, nata con Trattati dal DNA più commerciale che nobilmente politico, ciò spiega l’aporia e l’asfissia di una dignità politica che, nell’Unione, infatti, non è dato rinvenire.
Alcuni Stati, tronfi nonostante abbiano le migliori speranze nel loro passato, ed altri, muscolari e reduci da anni di Patto di Varsavia, si sono accomodati sul carro, un carrozzone di lobbysti e politicanti, campanilisti e congregati, in combriccole anche inconfessabili, complice del colpo di grazia all’Occidente ed al mito se non spirituale, almeno culturale di Europa.
Europa, dunque, Cenerentola, cieca e sorda e pure correa talvolta di fronte alle vere aggressioni ed ai rinnovati olocausti che la storia di oggi ci sbatte in faccia, con buona pace della storia di ieri e di 80 anni di ricorrenti manipolazioni ed addomesticazioni, pure storiografiche.
Peggio che andar di notte se anche il Diritto o la Comunità Internazionale che, come si è ben capito, sono prodotti di laboratorio, ircocervo fin da quando il vincitore s’ingegnò di poter giudicare il vinto, appaiono diritto buono quando serve al Potente ma disinvoltamente riposto nel cassetto quando la sua applicazione inchioderebbe a gravissime condanne gli autori (pure ghignanti, strafottenti e volgari, come le loro dame di -bassa- corte), per crimini contro l’Umanità.
L’artifizio statutario in danno delle genti d’Europa, resa così balbettante e sfuggente, si chiama diritto di veto o, specularmente, consenso unanime.
Se un Fine fosse davvero intimamente condiviso, governando perciò il principio maggioritario, neppure si porrebbe un tema di veto. Il veto, quanto meno, è quindi riserva mentale a presidio di uno scopo egoistico, in conflitto col Fine associativo asseritamente perseguito.
Dunque, unanimità e veto, apparentemente apici democratici, sono invece il suicidio istigato di ogni effettività politica (anche in termini di immediatezza della presa delle posizioni di fronte alle sfide ed alle emergenze), che consente ad ogni piccolo indiano di bloccare questo o quel provvedimento non gradito alla propria lobby di riferimento e di negoziare voto di scambio, questo o quel cavillo: profitto egoistico contro il Sistema di Europa e delle sue Genti.
Genti già dissanguate da due provocati ad arte conflitti mondiali (dopo) e in miriadi di guerre tra singole nazioni (prima); Genti che avevano invece diritto ad un loro unico Soggetto Politico che, federato e federale in una sola voce, avrebbe potuto arginare il delirio politico-finanziario, ormai d’onnipotenza, che abbiamo sotto gli occhi. Impossibile!
Le combriccole finanziarie e gli esperti del cavillo statutario hanno deciso per l’ultrattività del secolare dissanguamento delle Nazioni, rapinate anche della loro più nobile risorsa (le menti, i lavoratori e la tradizione culturale dei rispettivi Mores).
Cominciando dalla demolizione dell’economia produttiva: prima di tutto l’agricoltura (che, guarda caso, insieme alla autodifesa, costituisce invece la sana e lungimirante ossatura del Kibbutz), agricoltura sospinta in vicoli senza uscita, basti pensare alle antiche “quote latte”.
E l’Europa tace, quando non ripeta a memoria le istruzioni ricevute (eppure la lezione e la dignità di Statista di Bettino Craxi non è così lontana) e con la lobby delle armi che per giunta spinge al riarmo la piccola fiammiferaia Europa che … va scherzando col fuoco con la Russia.
E, per giunta, è complice un’informazione quasi in toto allineata e coperta: si ascoltano telegiornali che sgranano civili massacrati e comunità rase al suolo come se fossero banali ricette di cucina o casuali infortuni….
E così, da qualche tempo, io guardo le rocce delle Dolomiti e rivedo a Monte Piana i soldati del 54^ Fanteria, morti credendo di combattere per un Rinascimento sociale, a guerra finita… e invece un’altra volta no….
E rivedo, ancora con le braccia alzate, il bambino del Ghetto di Varsavia, privato di una vita felice per sempre, anche se sopravvissuto.
E rivedo Stefano Gai Tachè, bimbetto massacrato dal piombo terrorista, strappato per sempre all’abbraccio di una sua Israele, allora ben più che umana, fatta di sopravvissuti a un dramma senza fine, dove, ecco l’Umanesimo senza distinguo, al nostòs ellenico si saldava un Ritorno biblico tutto fuso in un’unica dimensione.
Ma rimbomba, in questo silenzio, la telefonata disperata di Hind Rajab, la bimbetta palestinese che chiede aiuto poco prima di morire, mentre le stanno bombardando casa e uccidendo la famiglia.
E rivedo, infine, tanti ragazzi ucraini, usati come carne da macello, e pure russi, questi convinti che una guerra apparentemente preventiva potesse salvaguardare la loro terra, quasi come altri ragazzi, 80 anni fa, ad altri confini… nel fiume della Storia.
Ma, imperanti diabolici l’edonismo e la tecnologia, sono ormai disarcionati l’Uomo, la Coscienza e, dei giovani, l’Intelligenza e la Curiosità, il Confronto e la capacità di analisi: l’uomo occidentale non più animale politico-sociale, ma da allevamento intensivo.
Intanto, a Gaza -i più tacciono, specie oggi, senza più Francesco- i bambini, quasi tutti sommersi e quasi nessuno salvato, non hanno più nemmeno la forza necessaria, ma tanto è inutile, per alzare le mani.
E, specie nel terzo mondo, continuano ad essere sterminati, da de/maldenutrizione e malattie (15.000 al giorno, entro il primo anno di vita) bambini con l’unica colpa di essere nati poveri ma, purtroppo, in terre dal sottosuolo ricchissimo per il predatorio appetito dei…..”Grandi della Terra” (plurale majestatis).


27 Little Indians

From the summit of Cristallo or Cima Tofana, from Monte Piana or Croda da Lago, the count stands firm: there are at least 27 peaks. Imposing and solemn, they seem loyal to a shared purpose: to safeguard the harmony of a greater system. A true system doesn’t serve personal gain or hidden agendas; it strives, instead, toward a higher, common aim. Politics – true political intelligence – should build its own social ecosystem, where human well-being is shared, rooted in mutual respect and moral values. The harmony of the Dolomites embraces you instantly, not through force, but through wonder. A moment of peace that lifts you from a daily life increasingly distorted, manipulated, and pre-designed. And yet, 27 is also the number of European Union member states. Born of treaties with a commercial heart, not a noble political vision, the Union today feels more like a bureaucratic stepmother: slow, legalistic, lacking soul. All States all now sit atop a cart overloaded with lobbyists and petty power games, dismantling what could have been a cultural and moral Europe. Europe is now blind, deaf, and sometimes complicit in the face of real aggressions and new atrocities. The history of today throws horror in our face, while we keep polishing the history of yesterday. International law is a lab-made fiction, applied when useful to the powerful, ignored when it could actually convict guilty ones. Unanimity and veto, apparent democratic ideals, allow even the smallest player to block unwanted decisions, trading votes and clauses to serve their own interests. Europe has already been through two World Wars. Its people deserved one strong political voice, capable of resisting the political and financial chaos that is still raging today. Real economies, starting with agriculture – the foundation of autonomy -, have been dismantled. And Europe stays silent, or echoes received orders. Meanwhile, arms lobbies push fragile Europe to play with fire on Russia’s doorstep. The media is largely complicit: news of slain civilians and destroyed cities are delivered like cooking recipes or random mishaps. So I look to the Dolomites again, and I see soldiers at Monte Piana who died believing in a better future. I see the boy in the Warsaw Ghetto, arms raised. I see little Stefano Gai Tachè, killed by terrorism, torn from the embrace of a then-human Israel. And I hear the voice of Hind Rajab – a Palestinian girl begging for help, moments before dying under bombs. I see Ukrainian and Russian boys used as cannon fodder – like others were, eighty years ago, on different borders. But now, with hedonism and technology reigning, man, conscience, and youth’s curiosity and political instinct are vanishing. And in Gaza, while most stay silent, children no longer even raise their hands, because they know it would be pointless. Elsewhere, in the global South, 15,000 babies die each day—guilty only of being born poor, but on rich lands that appeal to the appetite of the so-called “Great Ones of the Earth”.