È da lì, da quello scaffale quasi nascosto nella vetrina della storica libreria bellunese Tarantola, che mi attira con le sue dimensioni quasi da rivista, con i colori ancor vividi di una copertina ormai sgualcita dal tempo, con quel titolo così netto, quasi senza tempo.
“OLIMPIADE nelle Dolomiti. Dalle Tofane alle Tre Cime di Lavaredo” (Casa Editrice Aliroma -Milano, che ne detiene i diritti) mi colpisce come uno schiaffo e non solo per il sentore di passato che evoca.
Mi avvolge quel senso di essenzialità, di autorevolezza e di assoluto che uno scarno volume “edito in occasione dei VII Giochi Olimpici Invernali di Cortina d’Ampezzo” racchiude, ancor più se paragonato alle contrastanti aspettative e ai fiumi di parole che stanno invece anticipando questi futuri Giochi Milano Cortina 2026.
Dice tutto quel singolare femminile, Olimpiade, una scelta così insolita e peculiare nell’uso, per noi abituati da tempo a pensare ai Giochi al plurale: le Olimpiadi.
Olimpiade nelle Dolomiti.
E basta, nient’altro. Rigore, semplicità e precisione, come forse erano i Giochi stessi, un tempo. Niente data di riferimento, se non quella minima specifica in fondo alla pagina – 26 gennaio 5 febbraio 1956 – niente simboli internazionali come i cinque cerchi, se non lo stemma del Comune, niente immagini altisonanti, se non uno scorcio delle Tre Cime, ancorché non in territorio ampezzano.
E su tutto quella manchette sgualcita che cita “100 illustrazioni sulla VII Olimpiade della Neve e del Ghiaccio e della suggestiva bellezza delle Dolomiti”.
Un impatto emotivamente importante, che fa presagire grandi cose all’interno, e sfogliando questa preziosa opera assieme ad Alessandro Tarantola, il mio Virgilio nella scoperta di questa chicca letteraria, non posso che confermare la mia impressione.
Nomi come Dino Buzzati, Enrico De Lotto, Bruno Roghi o Orio Vergani hanno firmato, sotto la regia scientifica del Direttore Responsabile Anna Marni Scoffone, pezzi ancor oggi moderni, da cui trarre citazioni che farebbero del bene all’interpretazione attuale della montagna, delle Dolomiti, delle Olimpiadi.
Tra le pagine emergono titoli come “Miracolo a Cortina”, con il suo incipit “L’Olimpiade è un campo dei miracoli seminato a simboli”, di Bruno Roghi o “Da Olimpia a Cortina”, un excursus storico di Anna Marni Scoffone sulle consuetudini greche dei Giochi e il confronto con la moderna Olimpiade, voluta dal francese Pierre De Coubertin dopo una prima, ingloriosa edizione tenutasi nel 1859 sempre ad Atene. E ancora il celebre articolo di Dino Buzzati “Ma le Dolomiti cosa sono?”, un crescendo di parole da scrittore bellunese appassionato e alpinista, che termina con quell’assolo “Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure è un sogno?” che tante volte è stato riportato negli anni a venire per descrivere poeticamente queste montagne.
Concetti ancora moderni, confezionati in un carattere graziato d’altri tempi e corollate da foto rigorosamente in bianco e nero – non poteva essere diversamente! – provenienti dal celebre Archivio Alinari di Firenze e dall’altrettanto nobile Archivio Ghedina, che fanno riemergere quel senso di radici, di liason con il passato, di territorio, di storia “mondiale”, di valori veri come solo certi confronti sportivi olimpici, puliti e nobili possono rappresentare.
Trapela emozione anche Alessandro Tarantola, erede della storica libreria, che racconta “ho scovato questo – in circa 50 copie – e altri volumi d’epoca nei magazzini storici della mia famiglia, librai da quasi un secolo, volumi che ci possono essere richiesti dagli appassionati anche online su info@librerietarantola.it”.
E se, oggi, tanti libri cartonati riportano Cortina e le Dolomiti con immagini dai colori mirabolanti stampate su carte raffinate ed ecologiche, mi piace pensare che tanto di questo interesse, se non tutto, sia nato da lì, da quei fogli bianchi quasi ciclostilati, da quella carta patinata lucida che oggi combatte gli affronti del tempo, da quelle penne eccellenti che sapevano e leggevano con chiarezza il loro presente, raccontandolo con rigore e consegnandocelo così, quasi d’improvviso, grazie alla curiosità di un libraio per tradizione come Alessandro. Libraio appassionato come il cortinese Franco Sovilla, che condivide tradizione ed amore per la carta nell’altrettanto storica libreria di Corso Italia, dove poter trovare anche alcune copie di questo prezioso volume qui raccontato e che aggiunge “Il libro “vecchio” è magico, ha un profumo che racconta la storia delle persone che lo hanno amato e tenuto in mano, tanto che spesso sfogliandolo vi si trovano tra le pagine indizi sul proprietario, come cartoline, fiori, vecchi appunti, che lo rendono ancora più straordinario!”.
Due custodi e “mercanti” della più bella forma d’arte, quella che, assieme al sogno evocativo delle parole, regala quel ventaglio di emozioni tattili, olfattive e visive che solo un libro può dare all’animo più sensibile.
Simply Olympic
It catches my eye from that almost-hidden shelf in the window of Belluno’s historic Tarantola bookstore. Almost magazine-sized, with the vivid colours of a now timeworn cover, and a title that strikes with clarity, almost timeless in its simplicity. “OLIMPIADE nelle Dolomiti. Dalle Tofane alle Tre Cime di Lavaredo” (published by Aliroma – Milan, which still holds the rights) hits me like a wave, and not just for the past it evokes.
What surrounds me is a sense of essence, of authority, of something absolute. That singular feminine noun, Olimpiade, says it all. A choice so unusual and peculiar today, when we are used to define the event as Olympics. Rigor, simplicity, and precision, just like the Games once were. No date on the cover, only the modest note at the bottom of the page: January 26th – February 5th, 1956. No iconic five rings, no grand imagery, and a creased banner: “100 illustrations of the VII Olympics of Snow and Ice and the enchanting beauty of the Dolomites.” An emotionally powerful impact, hinting at the wonders within the book. Alessandro Tarantola, my personal Virgil through this literary gem, only confirms this impression. Names like Dino Buzzati, Enrico De Lotto, Bruno Roghi, Orio Vergani signed articles that still feel strikingly modern, guided by editor-in-chief Anna Marni Scoffone. Some titles stand out: “Miracle in Cortina” by Bruno Roghi, opening with “The Olympics are a field of miracles sown with symbols.” Or “From Olympia to Cortina”, a historical piece by Scoffone, tracing Greek traditions and comparing them with the vision of Pierre de Coubertin, who relaunched the modern Games after a failed first attempt in Athens in 1859. Then there is Buzzati’s unforgettable article “But what are the Dolomites?”, ending with his famous line: *“Are they stone or clouds? Are they real, or is it a dream?”. These are timeless thoughts, printed in an old-style serif typeface, accompanied by strictly black-and-white photos. They restore that sense of rootedness, of legacy, of territory, and of true values. If today many glossy, large-format books show off Cortina and the Dolomites with dazzling colours on refined eco-friendly paper, I like to think that much – if not all – of that interest began here: from those almost mimeographed white pages, from that glossy paper weathering the years, from those brilliant pens that knew how to read and narrate their present with clarity, handing it down to us through the curiosity of a traditional bookseller like Alessandro. Franco Sovilla, passionate keeper of Cortina’s historic bookstore on Corso Italia, states that books are magical: within their pages, you can find clues to their past lives: postcards, dried flowers, old notes, which make them even more extraordinary. Two guardians and merchants of the most beautiful art form: the one that, together with the dreamlike power of words, awakens that rich palette of tactile, visual, and olfactory emotions that only a book can offer.